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Itinerario Sfizioso: lungo il Mincio


Anche in questo itinerario a farla da padrona è l’acqua. Lasciati i fondali lacustri del Sebino e del Lario mi trasferisco lungo l’alveo del fiume Mincio, ultimo affluente di sinistra del Po che, dal punto in cui nasce con la denominazione di ‘Sarca’, attraversa ben tre regioni: il Trentino-Alto Adige, il Veneto e la Lombardia. Il nome Mincio corrisponde invece al fiume emissario del lago di Garda in corrispondenza di Peschiera, che scorre prima tra le colline moreniche e poi nella Pianura Padana, bagnando lungo il suo corso Mantova dove forma tre piccoli laghi: Superiore, di Mezzo e Inferiore. Oltrepassata la città, il fiume si getta quindi nel Po in corrispondenza di Governolo, dove l’immissione è regolata da dighe che rendono possibile la navigazione sul fiume.
In particolare seguiremo il corso lombardo del fiume partendo dal capoluogo mantovano e risalendo verso il Lago di Garda attraversando le località più interessanti che costituiscono il territorio del Parco Regionale del Mincio, istituito nel 1984, con una piccola escursione di pregio oltre il confine veneto in corrispondenza di Borghetto e Valeggio sul Mincio.

itinerario Mincio

Inserita nel 2008 fra i Patrimoni dell’Umanità dall’UNESCO, Mantova è senza dubbio uno dei centri principali del Rinascimento italiano ed europeo, grazie all’eredità lasciata dall famiglia Gonzaga che regnò sul Ducato dal 1328 fino agli inizi del ‘700. Entriamo dalle mura in corrispondenza del Castello di S. Giorgio, commissionato nel ‘400 da Francesco primo Gonzaga e facente parte del complesso del Palazzo Ducale. Sulla torre di destra, in alto, si scorge la finestra della ‘camera degli sposi’ (o ‘camera picta’) che il Mantegna affrescò in nove anni in onore di Ludovico Gonzaga e di sua moglie, Barbara di Brandeburgo, benchè pare che in realtà Ludovico vi dormisse solo. Lasciandoci il castello a sinistra, proseguiamo fino ad arrivare in Piazza Sordello, sulla cui sponda mancina si trova il trecentesco Palazzo Ducale. Questa città-palazzo, la cui superficie copre circa 34.000 metri quadrati e consta 500 sale, è costituito da diversi nuclei legati tra loro tramite gallerie e corridoi, vie, corti, giardini interni e cortili pensili ed è immensamente ricca di opere d’arte commissionate dai Gonzaga ai più noti artisti, pittori, architetti e decoratori dell’epoca. Sempre in Piazza Sordello, sul lato destro, si trova il Duomo di Mantova, dedicato a San Pietro. Edificato nel 1200 sulle fondamenta di un tempio precedente, fu riattato nel 1545 e presenta una singolare alternanza di elementi architettonici e decorativi appartenenti a stili diversi. Se passerete da queste parti il 18 marzo, potrete assistere insieme ai fedeli all’esposizione del corpo di Sant’Anselmo, patrono di Mantova, davanti all’altare maggiore. Oltre l’arco di Piazza Sordello, svoltando a sinistra, ci immettiamo in via Accademia, in fondo alla quale si trova l’Accademia Nazionale Virgiliana. L’edificio settecentesco, voluto da Maria Teresa d’Austria e realizzato dal Piermarini, custodisce il Teatro ‘Scientifico’ di Antonio Bibiena, in cui Mozart rivelò il suo genio in un concerto tenutosi nel 1770. Un piccolo gioiello di intrigante bellezza e ricco di fascino. Nella grande biblioteca dell’Accademia sono inoltre custodite le opere di Virgilio tradotte in numerose lingue e una rarissima raccolta di ferri da chirurgo settecenteschi. Altro luogo ricco di interesse è la celeberrima Piazza delle Erbe, da sempre luogo di scambi commerciali, in cui si trovano la Torre dell’orologio, il Palazzo della Ragione e il Palazzo Broletto (o del Podestà) che fu edificato nel XII secolo e che la separa e dà il nome alla piazza adiacente. Non da ultimo bisogna ricordare Palazzo Te, opera di Giulio Romano del 1525 e commissionato da Federico II Gonzaga per i suoi svaghi. Ricco di simboli e di miti, che risaltano nelle sale stupendamente affrescate fra cui la più famosa Sala dei Giganti e la Sala dei Cavalli che celebra le scuderie gonzaghesche all’epoca famose in tutta Europa, Palazzo Te sorgeva al centro di un’isola ricca di boschi e circondata dalle acque di un lago ora prosciugato.

E per concludere in bellezza la gita alla città dei Gonzaga, gustando i sapori tipici del luogo, non può mancare un salto all’Osteria dell’Oca. Un’atmosfera genuina e casereccia per questo ristorante che propone piatti della tradizione mantovana preparati dal ‘Baffo’, più che un cuoco un vero e proprio personaggio!
Dopo un abbondante antipasto della casa composto da salumi misti, polenta e gras pistà, greppole, cotechino e salsa di verdure della casa, da non perdere sono i tortelli alla mantovana, le pappardelle al ragù d’asino e le tagliatelle alla ‘baffo’, con salsiccia e fagioli, servite in un tegame di rame. Il tutto bagnato da Lambrusco alla spina servito in caraffine di rame.

Lungo il corso medio del fiume, partendo dal Lago Superiore di Mantova tra gli abitati di Rivalta e Angeli si snoda il sistema prevalentemente palustre delle Valli del Mincio. Le paludi si estendono per circa un migliaio d’ettari, interessando un tratto di fiume di circa 8 km e comprendendo un’ampia distesa di canne e carici, in un paesaggio costituito da un intrico di minuscoli canali e piccoli specchi d’acqua dove affiorano ninfee e castagne d’acqua, oltre a numerosissimi fiori di loto ammirabili tra luglio e agosto. L’ambiente è ideale per la sosta stagionale e la nidificazione di molti uccelli quali aironi, garzette e falchi di palude e nel 1984 è stata infatti dichiarata Riserva Naturale dalla Regione Lombardia. Da Mantova è possibile partire per escursioni in barca all’interno delle Valli partendo dagli imbarcaderi di Grazie, Rivalta e Belfiore. Percorrendo il corso del Mincio e le piccole vie d’acqua che si snodano tra i canneti è possibile osservare da vicino le piante e gli animali che abitano la palude. In piena riserva naturale delle Valli del Mincio, inoltre, sorge il Centro Parco di Rivalta, una vecchia corte rurale completamente ristrutturata che ospita il Museo Etnografico dei Mestieri del Fiume, presso cui si possono ottenere informazioni scientifiche sul “funzionamento” della palude e conoscere l’origine, la storia e le attività tradizionali legate alla valle.

La fascia di territorio che si estende tra la sponda meridionale del Lago di Garda e la pianura mantovana, chiusa tra il fiume Mincio a est e il Chiese a ovest viene definito l’anfiteatro delle colline moreniche del Garda. Volta Mantovana è uno dei comuni più meridionali che rientrano nell’anfiteatro. Dalle origini antichissime – i primi insediamenti si possono far risalire  alla fase di Polada e alla media età del bronzo – presenta oggi alcuni monumenti di origine Rinascimentale di particolare interesse. Fra questi il Palazzo Gonzaga, fatto edificare da Ludovico Gonzaga e dalla moglie Barbara di Brandeburgo nel ‘400 come residenza di campagna che ospita oggi la sede del Municipio. Del Palazzo sono particolarmente apprezzabili i giardini all’italiana costruiti nel 1527, dalla cui terrazza superiore si osservano verso est le colline fino a Valeggio sul Mincio, Custoza e Peschiera e che nel corso dell’anno fanno da cornice a importanti eventi e manifestazioni a carattere nazionale.

 

Valeggio sul Mincio

Distante 25 Km da Verona e confinante con Mantova, Valeggio sul Mincio è attraversata, oltre che dal fiume stesso, anche dal canale Virglio e dalla Seriola Prevaldesca che nascono dal Mincio in corrispondenza dello sbarramento artificiale nella frazione di Salionze. Proprio per la sua posizione strategica è stata per secoli la porta occidentale del Veneto. La costruzione di maggiore rilevanza è il Castello Scaligero risalente al XIII secolo che sovrasta Valeggio e la Valle del Mincio dalla sommità della collina, mantenendo inalterata la suggestiva imponenza delle fortificazioni medievali. In luglio e agosto, il cortile interno diventa palcoscenico per le manifestazioni della Rassegna Estiva di Spettacolo e Cultura e della Rassegna Cinematografica. Nel centro storico è poi possibile ammirare il settecentesco Palazzo Guarienti, in rigoroso stile neoclassico, sulla cui facciata una lapide ricorda la data del 30 maggio 1796 quando, durante la Campagna d’Italia, Napoleone Bonaparte alloggiò nel Palazzo e rischiò di essere catturato dagli Austriaci arrivati improvvisamente in paese.

il Ponte Visconteo - Borghetto

Sotto Valeggio, in corrispondenza della località Borghetto, domina la scena il Ponte Visconteo, straordinaria diga fortificata costruita nel 1393 per volere di Gian Galeazzo Visconti alo scopo di garantire l’impermeabilità dei confini orientali del Ducato. Lungo 650 metri e largo circa 25 metri è comunemente chiamato ‘ponte longo’ e un tempo era raccordato al sovrastante Castello scaligero da due alte cortine merlate e integrato nel complesso fortificato detto Serraglio, che si estendeva per circa 16 km nella pianura veronese fino a Nogarole Rocca. Oltre al Ponte Visconteo, a Borghetto sono presenti i caratteristici edifici con mulini ad acqua, alcune ruote dei quali sono state rimesse in funzione, e la chiesa di San Marco Evangelista, sorta nel XVIII secolo sui resti di una pieve romanica del XI secolo.

 

mulini a Borghetto

Gestito dalla stessa famiglia da oltre cento anni, il ristorante La Vecchia Bottega di Borghetto si trova direttamente sulle sponde del Mincio. Ai locali interni, nella stagione estiva, si aggunge il suggestivo spazio esterno riparato all’ombra delle

ristorante 'La Vecchia Bottega di Borghetto'

fonde di una secolare sequoia. Fra le specialità della zona, nel menù troviamo i tortellini di Valeggio in brodo e i caponsei al burro e salvia. Da non perdere assolutamente sono però anche i tortelloni al bagoss con porcini e foglia di speck e il filetto di manzo al tartufo nero accompagnato dalle delicatissime patate al forno. E per terminare adeguatamente il pasto, concedetevi il dolce più tipico: la torta delle rose con crema di mascarpone. Un’esplosione di dolcezza da gustare magari con un passito di Monzambano. Il locale oltre che ristorante è anche una vera e propria bottega dove è possibile acquistare le specialità tipiche regionali prodotte artigianalmente.

 

torta delle rose

A Borghetto, che è stato inserito nel club dei Borghi più Belli d’Italia, si tengono ogni anno diverse manifestazioni. Fra le altre, è da ricordare il terzo martedì di giugno la Festa del Nodo d’Amore in cui a una tavolata da Guiness dei Primati (650 metri) sul Ponte Visconteo vengono serviti i gustosi tortellini di Valeggio a più di 4.000 commensali. Dal Borgo parte inoltre una pista ciclabile che, seguendo il corso del fiume Mincio, permette di raggiungere in direzione Nord Perchiera e il Lago di Garda, distante circa 15 Km, e verso Sud i laghi di Mantova. Nell’escursione valeggiana lungo questo percorso merita una visita anche il vicino Parco Sigurtà, una delle realtà botaniche e paesaggistiche più belle d’Europa, che si estende su circa 50 ettari di colline.

 

il Mincio

Rientrando in territorio lombardo per concludere l’itinerario incontriamo un’altro paese inserito nel club dei

Castellaro Lagusello

Borghi più Belli d’Italia: Castellaro Lagusello, frazione di Monzambano. Per la sua posizione sopraelevata sembra sorvegliare un patrimonio naturalistico di inestimabile valore. Il borgo sorge infatti su un’altura prospicente un piccolo lago a forma di cuore, mentre intorno si elevano le colline dell’anfiteatro morenico del Garda. Il Castello Scaligero tuttora in piedi risale al 1200 e in origine era difeso da possenti mura merlate e da dieci torri. Della costuzione originale rimangono ancora pressochè intatte la cinta muraria, quattro torri, alcuni tratti di camminamento e due case rustiche medievali.

Ultima tappa della gita è il vicino comune di Monzambano, di cui Castellaro costituisce una frazione, che si annuncia da lontano con torri e mura di un antico castello costruito dagli Scaligeri, mentre nel centro del paese la parrocchiale di San Michele ospita interessanti statue settecentesche. Sulla strada che congiunge i due comuni, al centro dell’anfiteatro morenico del Garda sorge l’azienda agricola Ricchi, gestita da oltre tre generazioni dalla famiglia Stefanoni. Tra i vini prodotti spiccano il passito Le Cime, il merlot Carpino, il cabernet Ribò e lo chardonnay Meridiano, citati nelle migliori guide di settore e vincitori di numerosi concorsi enologici.