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Quaderno di Viaggio: Vietnam Meridionale – Agosto 2010


A vederla dall’alto Ho Chi Minh City non sembra poi molto diversa da Milano. Una distesa infinita di case e asfalto sormontata da una nuvola di smog.

Saigon

Saigon, come la chiamano ancora oggi i vietnamiti, è grandissima e caotica, incasinata sia come traffico

per le strade di Ho Chi Minh

(ci sono più motorini che ad Hanoi!) sia come agglomerato urbano. Zone sporche, puzzolenti e fatiscenti si alternano a distretti ipertecnologici e non è raro trovare mendicanti per strada, ma anche se la Lonely ne parlava come se fossero una piaga dilagata a macchia d’olio a me non è sembrato ce ne fossero più che per le nostre strade. Per molti versi questa città con un ordine tutto suo mi ha ricordato Bangkok, ma mi è piaciuta molto di più.

Atterriamo con volo Jetstar (decisamente più economico di quello Vietnam Airlines) nella tarda mattinata e dopo qualche giro a vuoto riusciamo a trovare la fermata del bus n.152 – per la verità posta proprio davanti all’uscita dell’aeroporto – che porta direttamente in centro. Scendiamo nella zona di Pham Ngu Lao, caldamente consigliata per il pernottamento sia sulla guida sia dai viaggiatori contattati prima di partire, e riusciamo a trovare velocemente uno degli alberghetti di Mme Cuc segnalati sulla Lonely, con camere doppie ai soliti 15$. Mollati i bagagli e fatta una rapida colazione diamo un’occhiata veloce ai voli per Phu Quoc, l’isola dove vorremmo andare a riposarci negli ultimi tre giorni di vacanza, ma scopriamo che i voli sono tutti prenotati tranne uno di andata per l’indomani e in un secondo ribaltiamo il programma, anticipando il relax e lasciandoci per ultima scoperta il Mekong con i suoi mercati galleggianti. Felici di aver trovato comunque una soluzione alternativa (che oltretutto ci permette di lasciare nuovamente i bagagli ‘grossi’ in custodia in albergo qui a Saigon portandoci al mare solo lo stretto indispensabile) ci avviamo per il nostro giro a piedi alla scoperta della capitale del Viet.

Il mercato coperto di Ben Than

La zona di Pham Ngu Lao, che rientra nel Distretto 1 della città (il centro, per intenderci), è quella preferita dai viaggiatori a budget basso – o che comunque non vogliono necessariamente sistemarsi in alberghi e zone lussuose. E’ anche la zona più viva di Saigon, ricca di caffè, ristoranti e negozi.. tutti per turisti ovviamente. Non mancano nemmeno le onnipresenti agenzie di viaggi per tutti i gusti, ma anche qui come ad Hanoi in realtà basta chiedere in albergo per organizzare tour un po’ ovunque e di qualsiasi

Museo dei Residuati Bellici

durata. La strada ci porta direttamente alla piazza del mercato coperto di Ben Than, dove entriamo a dare un’occhiata schivando le insistenti richieste degli ambulanti ma ripromettendoci di tornare a fine vacanza per l’acquisto degli ultimi souvenir, dopodiché zigzaghiamo alla ricerca del Museo di Belle Arti (assolutamente dimenticabile) e per il mercato all’aperto prima di decidere di rifocillarci. Casualmente troviamo uno dei ristoranti segnalati sulla Lonely, il Pho 2000, dove tanto per variare un po’ provo delle specie di tagliatelle con carne d’agnello che si rivelano la fine del mondo! J  Dopo esser passati dal Teatro dell’Opera e dall’Hotel de Ville – residuato dell’era coloniale francese e oggi sede del Comitato del Popolo – passiamo dal Museo di Ho Chi Minh City e dal Palazzo della Riunificazione per arrivare al Museo dei Residuati Bellici, dove decidiamo di entrare. Inizio

la cattedrale di Notre Dame

dalla sala dove ci sono le foto dei civili mutilati e deformati dall’uso dell’Agente Orange per proseguire con la sala generale, in cui il conflitto viene spiegato cronologicamente, e successivamente con il piano superiore, dove ci sono le testimonianze dei fotografi di guerra e dei Paesi schierati contro la guerra. Uno dopo l’altro scorrono le immagini e i racconti di bambini, vecchi, donne, uomini, luoghi, scoppi, soldati di una fazione o l’altra.. passo praticamente tutto il tempo con il magone di fronte agli orrori di una guerra raccapricciante e assurda che, come tutte le guerre, non ha portato a nulla se non immenso dolore per tutti. Ancora un po’ scossi, forse anche dalla scarsa sensibilità dimostrata da quei visitatori che all’uscita si arrampicano sui modelli di elicotteri, carri armati e quant’altro per farsi immortalare nelle foto ricordo, continuiamo la passeggiata fino alla cattedrale di Notre Dame che, seppur diversa dall’omonima parigina, ha il suo fascino. Non riusciamo invece a vedere la Pagoda dell’Imperatore di Giada perché quando arriviamo dove dovrebbe essere non riusciamo a trovarla e dopo un paio di giri a vuoto decidiamo di rientrare in albergo.

Long Beach - Phu Quoc

Un’oretta di volo (l’unica compagnia che collega l’isola è la Vietnam Airlines)  e la lussureggiante Phu Quoc, ma soprattutto i procacciatori degli alberghi ;-), ci accoglie a braccia aperte con un sole splendente. L’isoletta si trova nel golfo del Siam, quasi più vicina alla

le 'strade' di Phu Quoc

Cambogia che al Viet, ed è la più grande del Paese. Ci affidiamo agli ormai classici xe om per arrivare al resort a Long Beach (sulla costa occidentale) addocchiato sulla guida, il Beach Club, e fortunatamente arriviamo appena in tempo per accaparrarci l’ultimo bungalow disponibile. Già da quel poco che ho visto dall’alto e da terra questo posto mi sembra un paradiso: spiagge bianchissime, acque cristalline, palme, zero traffico.. un pensierino a trasferirmi qui sorge spontaneo. Il tempo di un tuffo dopodiché decidiamo di non rimanere a poltrire al sole ma di esplorare anche il resto dell’isola e per pochi euro affittiamo un motorino in albergo. La costa nord orientale, con Bai Thom, è descritta come la più bella e incontaminata per cui ci muoviamo in quella direzione ma, dopo qualche kilometro, la strada che attraversa il Parco Nazionale che

Bai Thom

stanno ancora finendo di asfaltare si trasforma in un pantano argilloso e rossastro in cui le ruote rischiano di rimanere bloccate e in cui non so come facciamo a non scivolare a ogni curva. Incrociamo altri avventurieri come noi, per lo più locali per la verità, e in un paio di occasioni dobbiamo ‘cedere il passo’ a ruspe e mezzi vari che stanno lavorando sulla realizzazione della strada così ci mettiamo una vita e mezza per arrivare, ma la vista della baia completamente deserta ci fa dimenticare tutto per qualche attimo.. anche il fatto che comincia a farsi tardi e considerata la strada rischiamo di ritrovarci ancora in giro con il buio. Decidiamo di provare una via alternativa al ritorno, prendendo quella che dalla cartina sembra costeggiare il litorale a est e così invece del fango ci

percorsi 'alternativi'

ritroviamo a dover superare delle voragini passando su ponticelli fatti di tronchetti di legno messi insieme alla bell’e meglio sui quali non avrei scommesso nulla.. ma tant’è! Non so ancora bene come, ma nonostante il buio, il rischio di rimanere a piedi senza benzina e il nulla intorno a noi che non aiutava certo l’orientamento, riusciamo a ritrovare la strada di ‘casa’ e ci concediamo un tuffo in notturna per riprenderci dalle emozioni della nostra piccola avventura.

Per tener fede al proposito di rilassarci un po’ almeno il secondo giorno lo dedichiamo a un’attività

golette ad An Thoi

tipicamente vacanziera: una gita in barca all’arcipelago di An Thoi, all’estremo sud dell’isola, che ci ha rivelato golette spettacolari e un fondale che, seppur non possa competere con quello del Mar Rosso (almeno da quanto mi dicono, visto che non ci sono stata) o le Bahamas, merita assolutamente di essere visto. Fra una sosta alla fabbrica delle perle, la navigazione fra le isole, vari tentativi di pescare qualcosa per il pranzo (con scarsissimi risultati, almeno per me!), innumerevoli tuffi, immersioni e foto subacquee la nostra ultima giornata a Phu Quoc passa piacevolmente e in modo molto rilassante.

snorkeling ad An Thoi
pescatori
tramonto a Phu Quoc

Il giorno dopo, infatti, terminava già il nostro soggiorno marittimo e ci saremmo dovuti imbarcare per ritornare sulla terra ferma e risalire in pullman verso il Mekong. Sistemati i bagagli e godutici l’ultimo banana shake fronte mare prendiamo l’autobus per Bai Vong, il porto da dove partono i traghetti per Ha Thien e Rach Gia, e visto che siamo arrivati con due orette di anticipo cerchiamo nei dintorni qualcosa da mangiare. Scopriamo subito che non c’è nessuno che spiccichi una parola d’inglese e come già successo con il gestore dei locker alla stazione di Hanoi proviamo a farci capire fra gesti e qualche parola trovata sulla guida. Abbastanza facilmente otteniamo due panini esattamente come li vorremmo, ma il nostro vietnamita non è evidentemente abbastanza buono perché non riusciamo a chiedere anche del riso. Addocchiata una bambina che ne sta mangiando una ciotola provo a farmi capire indicando lei.. ma ho idea che mi scambino per una madre in cerca di figli da adottare (o di souvenir particolari) perché cercano di portarcela al tavolo con lei che urla e tenta di divincolarsi in ogni modo. Decidiamo quindi di lasciar perdere e di goderci i panini, ottimi almeno quelli!, innaffiati da una coca cola locale che definire orrida è un eufemismo. Tornati al molo scopriamo che il nostro mezzo per Ha Tien è un simil-sottomarino bianco

il 'traghetto' per Ha Tien

che però viaggia in superficie e dopo un’ora e mezza di navigazione allietata dalle edizioni viet di Zelig e Sanremo attracchiamo sulla costa meridionale, al confine con la Cambogia. Un minibus affollato in cui siamo gli unici occidentali ci porta da Ha Tien a Rach Gia e poi da qui a Can Tho, sul delta del Mekong, in circa 5 ore. Una menzione particolare meritano i due autisti che in tempo record, con una mano perennemente sul clacson e l’altra a volte sul volante, a volte sul cambio, ma molto più spesso attaccata all’orecchio per tenere il cellulare, ci portano a destinazione senza nemmeno fare un frontale.. nonostante in più occasioni a mio avviso fosse praticamente certo!

Arriviamo alla stazione degli autobus di Can Tho alle 9.30 di sera, già col buio e senza anima viva in giro, ma con cartina alla mano, una volta fattici portare vicino al porto riusciamo a raggiungere l’alberghetto scelto fra quelli segnalati sulla guida, lo Xuan Mai Minihotel. Praticamente svegliamo il ‘concierge’, che decisamente non si aspettava di veder arrivare ospiti inattesi a quell’ora tarda, scegliamo la camera più economica di sempre (8$) e, dopo aver preso accordi con un barcaiolo per l’escursione sul fiume del giorno dopo, crolliamo a letto esausti. La mattina successiva, manco a dirlo, la sveglia suona alle 4.30. Con moooolta fatica ci prepariamo e ci avviamo al porticciolo, dove siamo felici di constatare che la nostra scelta di trattare direttamente con il barcaiolo sia stata assolutamente azzeccata! Invece di salire su uno degli innumerevoli minibattelli affollati di turisti, ci aspetta infatti una barchetta di quelle tipiche dei pescatori, solo per noi e che ci porta alla scoperta dei mercati galleggianti di Cai Rang e Phong Dien e del panorama fluviale in un giretto di ben 8 ore.

il mercato galleggiante di Phong Dien

Il sonno e la stanchezza scompaiono subito appena molliamo gli ormeggi. L’alba sul Mekong è un altro degli spettacoli assolutamente indescrivibili che questo Viaggio e questo Paese mi hanno regalato e che

la vita lungo il Mekong

rimarranno scritti in maniera indelebile nella mia mente e nei miei ricordi. E’ incredibile solcare finalmente le onde di questo immenso fiume ormai quasi arrivato al suo incontro con l’oceano, il cui lento scorrere scandisce e regola la vita di tutti i giorni di chi vi abita a fianco, siano essi cambogiani, laotiani o vietnamiti. L’elichetta della barca, che si blocca a più riprese a causa delle alghe e delle altre cianfusaglie che inquinano il Mekong, ci sospinge lentamente in avanti. Come noi altri barchini per turisti, barconi merci o ‘ambulanti’ navigano lenti fra le palafitte arroccate

'insegne' ai mercati galleggianti

su entrambe le sponde che ci regalano scorci di vita: bambini che fanno il bagno nel fiume per lavarsi, che giocano o ci corrono incontro per salutarci appena ci vedono, donne che lavano il cibo per il pranzo e pescatori che si guadagnano la giornata. Il tempo di comprare qualche frutto da un ambulante e arriviamo al primo mercato galleggiante. Agglomerati di barche che si insinuano le une fra le altre e di gente. Ovunque intorno a noi cappelli a cono sotto a cui scorgo sorrisi, frutta e verdura, merci appese a pali a prua come insegne per far vedere da lontano a chi arriva cosa vende una determinata barca. E’ decisamente uno spettacolo unico e colorato, che da solo varrebbe la pena del viaggio.

la vita lungo il Mekong
la vita lungo il Mekong
la vita lungo il Mekong

Fra la visita alla fabbrica di noodles, gli incontri ravvicinati con i pesci elefante e una passeggiata sull’isola delle scimmie (dove però dei primati non abbiamo visto nemmeno l’ombra) termina anche la nostra parentesi sul Mekong ed è già ora di prendere il pullman per tornare a Saigon. Il viaggio dura ‘solo’ quattro ore, e una volta arrivati alla stazione di Mien Tay riusciamo anche a trovare quasi subito l’autobus n.102 per arrivare alla zona di Pham Ngu Lao e all’albergo di Mme Cuc. L’ultima tappa prima del rientro l’abbiamo tenuta per la mattina stessa del giorno in cui poi saremmo ripartiti per Bangkok: i tunnel di Cu

l'ingresso al punto di stazionamento

Chi, gallerie scavate dai Viet Cong durante la guerra per nascondersi e spostarsi senza essere visti dall’esercito americano nemico. Per quanto il percorso e la visita guidata siano studiati appositamente per i turisti e molte cose siano state risistemate, mi è incredibile pensare come i vietnamiti abbiano potuto per anni scavare e infilarsi per ore in cunicoli di 90×60 cm. La nostra guida chiede chi del gruppo voglia provare l’ebbrezza di entrare in una delle posizioni di stazionamento, ma vista la dimensione esigua della botola preferisco evitarmi l’onta di rimanere incastrata tentando di entrare o, peggio, uscire e come me la maggior parte del gruppo. Dei cunicoli, invece, ora sono aperti al pubblico solo quelli più grandi, alti 1,20 m e posti a circa 3 metri sotto la superficie.. tutto sommato dei tunnel di lusso rispetto a quelli posti a 8 e 10 metri di profondità e grandi poco più della metà! Questa volta decido di provare a infilarmi e cammino per circa 80 metri semi a carponi facendo luce con il flash della reflex visto che i punti luce sono praticamente inesistenti.

procedendo lungo i tunnel

Torniamo in città giusto in tempo per prendere il bus per l’aeroporto e il primo volo delle ultime 24 ore che ci riporta di nuovo a Bangkok e poi da qui facciamo come all’andata scalo a Istanbul dove, avendo 6 ore di attesa prima della coincidenza per Milano, decidiamo di uscire a fare un giretto nella città vecchia. Questa toccata e fuga mette termine al nostro Viaggio. Un vero ‘Viaggio della vita’ per me. Questo è stato il mio primo, piccolo, contatto con l’Oriente e me ne sono perdutamente innamorata. La mia decisione dunque è già presa.. tam biet Viet-Nam, hen gap lai!! 🙂

In diretta dal paradiso.. Phu Quoc


Rieccomi qui, con un po’ di tempo e un pc a disposizione finalmente..

Oggi siamo arrivati a Phu Quoc, un’isola all’estremo sud del Vietnam, anzi piu vicina alla Cambogia direi, nel golfo del Siam. Dopo il tour de force dell’ultima settimana un po’ di riposo ce lo meritavamo tutto e qui e davvero una meraviglia: sole, mare, spiagge, relax, palme.. cosa chiedere di piu? Teoricamente niente, ma vi pare che potessimo accontentarci? E no, e quindi oggi avventura da paura! :-#

Ma andiamo con ordine.. Dopo i quattro giorni fra trekking e mercati del nord ci siamo concessi due giorni in barca nella fantasmagorica baia di Halong. O meglio, avrebbero dovuto essere due giorni, ma sfiga ha voluto che la notte del primo venisse giu il diluvio e quindi il giorno dopo siam dovuti rientrare 3 ore prima del previsto, quindi senza possibilita di vedere/fare niente. 😦 Fortunatamente il giorno prima il tempo era spettacolare e quindi ci siamo potuti godere lo spettacolo della baia (un incanto), un giretto in kayak (risolti i problemi tecnici della remata a due), e il primo tuffo dal ponte superiore della giunca…wowowowowow!!Rientrati ad Hanoi sotto il diluvio universale abbiamo concluso la giornata facendo shopping sfrenato, recuperato le valigie che da 6 gg ci aspettavano negli armadietti della stazione e re-impacchettato il tutto per il trasferimento a Ho Chi Min City, dove siamo arrivati ieri in tarda mattinata.

Devo dire che ero un po’ preoccupata, dopo aver sentito il parere di altri viaggiatori (fra cui una coppia di amici di amici con cui ci siamo incrociati per la gita ad Halong visto che stanno facendo il giro inverso rispetto a noi) sulla capitale. Sembrava che il Vietnam fino a quel momento piacesse solo a noi, forse anche perche, rispetto a tutti gli altri, con noi il tempo era stato clementissimo fino al secondo giorno di Halong. Visto com’e proseguita la storia, direi che evidentemente o siamo noi a essere molto fortunati, o sono gli altri che si portano in giro le nuvolette di Fantozzi.. Ho Ci Min e grandissima, caotica, incasinata sia come traffico sia come agglomerato urbano, per molti versi simile a Bangkok, ci sono alcune zone sporche e puzzolenti ma nel complesso e pulita e a ben guardare.. ha un suo ordine!Sara che anch’io sono un po’ cosi, all’apparenza per tutti disordinatissima, ma con un MIO senso dell’ordine, comunque devo dire che questa citta mi e piaciuta. Dopo essere atterrati, aver preso l’autobus per arrivare nel centro – che qui chiamano ancora Saigon – e trovato l’hotel, ci siamo messi in marcia per girarla a piedi toccando le zone principali. Fra le altre cose, abbiamo visitato il Museo dei Residuati Bellici. Io praticamente tutto il tempo con il magone.. foto e racconti raccapriccianti di una guerra assurda che come tutte le guerre non ha portato a nulla, se non immenso dolore per tutti.

Dal chiasso di Ho Chi Min, quindi, siamo passati oggi all’oasi Phu Quoc. Il nostro resort e piccolino e la porta del nostro bungalow distera si e no 5 metri dal mare. Come dicevo.. cosa si puo volere di piu? Eppure, appena arrivati, il tempo di fare un tuffo e prendere possesso della camera, abbiamo deciso di esplorare la parte a nord-ovest dell’isola, secondo la Lonely quella piu bella e incontaminata dell’isola. Visto che abbiamo a disposizione due giorni scarsi ci siamo detti che poteva essere una valida alternativa al  rilassarsi a mo’ di foche spiaggiate sui lettini.. motorino semi-automatico noleggiato e via, all’avventura!!E che avventura!!Non vi dico la strada per arrivare.. stanno piu o meno cercando di asfaltarla ma per la maggior parte e ancora in terra argillosa per cui rossastra. Tra l’altro deve aver piovuto da poco perche molti, ma molti, km erano fango allo stato puro, inframmezzati da ghiaia e automezzi al lavoro che non facilitavano certo il passaggio. Memori delle 2 ore e passa di strada in mezzo al parco nazionale per arrivare a destinazione, al ritorno abbiamo deciso di porvare a passare per la litoranea che passava dall’altra parte dell’isola (il nostro resort e piu o meno al centro della sponda occidentale). Ottima idea direi!Alla strada fangosa si sono susseguiti pezzi di sterrato e ponti in tronchetti di legno sulla cui stabilita non avrei scommesso una lira.. ma tant’e, alla fine col buio pesto (per fortuna il motorino aveva le luci e incredibilmente un benzinaio ci ha salvati dal rimanere a piedi!), non so ancora come,  siamo riusciti a tornare a ‘casa’, giusto in tempo per l’ultimo tuffo rigenerante prima di un’ottima cena a base di pesce con la colonna sonora delle onde e un buon bicchiere di vino vietnamita per recuperare le forze.

Ora nanna e domani gita all’arcipelago di An Thoi che si trova a sud dell’isola.. snorkeling, tuffi, relax e al ritorno un saltino alla fabbrica delle perle se riusciamo. Giornata di relax completo, visto che poi ci aspetta il ritorno verso Ho Chi Min via bus con pit stop sul Mekong per ammirare i mercati galleggianti. Sono gli ultimi giorni, per cui cerchiamo di goderceli al massimo.

Credo che il prossimo aggiornamento sara alla vigilia del rientro per cui.. a presto!

Toccata e fuga da Lao Cai


Un breve cenno giusto perche non pensiate che siamo rimasti intrappolati sulle montagne 🙂

Questi quattro giorni al nord sono stati bellissimi. Siamo passati dall’organizzatissima zona di Sapa e dai suoi villaggi (Lau Chai, Cat Cat, Ta Van e Gian Ta Chai) abituati ai turisti, a quella piu ‘vera’ perche ancora incontaminata di Cao Son e Bach Ha dove abbiamo concluso oggi il nostro tour prima di un giro in barca sul fiume Chay. Purtroppo anche adesso non ho molto tempo per cui devo rimandare di nuovo il racconto di queste zone in cui davvero abbiamo avuto un assaggio di viet, che forse ritroveremo solo sul Mekong.

Ora siamo di nuovo a Lao Cai, in attesa del treno notturno per Hanoi. Anche a sto giro ci tocchera la poltrona morbida perche non c’erano piu vagoni letto, ma per fortuna poi avremo due giorni per rilassarci nella baia di Halong.

Come pensavamo alla fine abbiamo dovuto modificare l’itinerario di partenza, visto che la vedremmo solo velocemente salteremo la costa centrale e Hoi An per dirigerci direttamente a Ho Chi Min City e poterci godere poi gli ultimi due giorni di mare a Phu Quoc.

Tempo scaduto, ci risentiamo fra un paio di giorni!!

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